Val Chiavenna-Cascate Acqua Fraggia-Val Bregaglia


17/06/2015 - Val Chiavenna - Cascate dell'acqua Fraggia - Val Bregaglia
Album fotografico
Distance: 49 km - 764 m Ascent - 643 m Descent



Tempo ideale quest'oggi per questa escursione tutta nuova che parte da Colico e percorre per il primo tratto la piana di Chiavenna nella Riserva Naturale del Pian di Spagna e del Lago di Mezzola e si dirige poi verso alcuni dei borghi come CasendaEraNogaredoSan PietroGordonaColoredo e Mese prima dell'arrivo a Chiavenna. Ci sono punti, anche qui, in cui bisogna spallare la mountain bike, ma lo si fa volentieri perchè dopo aver visto le rovine di Forte Fuentes la discesa tecnica che ci riporta verso il fiume Adda la si percorre, anche spingendo, contenti per aver ammirato davvero qualcosa di unico. Ma che dire della salita a spinta verso le cascate del torrente Boggia a Gordona , percorrendo un bel tratto della Via Francisca, che viene ripagata dalla bellezza di questo scenario. Un itinerario quindi che consigliamo a tutti coloro che amano vedere sempre qualcosa di nuovo e qui, se da queste parti non ci siete mai passati è forse la volta buona per farlo.


Sono le 5:30 quando suona la sveglia del cellulare e mentre, imprecando, cerco di spegnerlo, sento mia moglie mormorare nel dormiveglia “tu non sei a posto!”; in effetti, ciondolando verso il bagno qualche dubbio viene anche a me: “ma perché un treno così presto? Il Pier si sarà mica sbagliato sull'orario?”. Espletate le formalità mattutine seguendo un liturgico rituale, indosso zaino e casco e, col metabolismo ancora rallentato, mi avvio verso Monza pedalando su strade ancora scarsamente frequentate dalle auto; alle 7 entro in stazione, in braghe corte, sotto gli sguardi assonnati di pendolari che mi osservano come se avessi bisogno di un bravo psicologo.

Siamo in sei stamane, meteo ideale, treno puntuale, durante il viaggio si chiacchera piacevolmente e, poco dopo le 9, percorriamo il bel lungolago di Colico sotto un cielo azzurro illuminato da un tiepido sole. Seguendo le numerose indicazioni raggiungiamo l’ingresso del Forte Montecchio, situato sulla sommità di una collina appena fuori Colico; purtroppo l’ingresso alla fortezza (realizzata poco prima della 1^ guerra mondiale) al nostro arrivo è chiuso, essendo le visite possibili solo nei week-end; con rammarico ritorniamo sui nostri passi e, imboccando la prima a destra, seguiamo le indicazioni verso il Forte Fuentes, nostra prossima meta.

Percorrendo un tortuoso single-track nella vegetazione scendiamo al Pian di Spagna, sbucando su una sterrata in località Erbiola dove, girando a sinistra arriviamo ad un corso d’acqua per l’irrigazione (torrente Tavani); seguendo la segnaletica arriviamo all’imbocco della piacevole salita sterrata che risale il colle Monteggiolo per raggiungere il forte Fuentes: 1 km circa e 40 m di dislivello ci portano al grande pianoro (l’originaria piazza d’armi) sul quale si affacciano i resti degli edifici che costituivano il complesso militare spagnolo del 1600. Il forte venne fatto erigere dal Conte di Fuentes, governatore spagnolo del Ducato di Milano, durante il periodo della dominazione spagnola di Milano, per contrastare il rischio di invasioni dal nord.


Quando, dopo la guerra di successione spagnola degli inizi del 1700, a seguito del trattato di Utrecht, la Spagna cedette (anche) il Ducato di Milano agli Asburgo d’Austria, il forte venne ritenuto militarmente inutile e, nella seconda metà del 1700, venduto a privati che lo utilizzarono a fini agricoli. A seguito della vittoriosa campagna militare del 1796 nell'Italia settentrionale, da parte dell’esercito di Napoleone Bonaparte, col Trattato di Campoformio (1797) gli Asburgo cedettero il Ducato di Milano alla Repubblica Francese e, durante il periodo della dominazione francese, il forte venne fatto distruggere per volere dello stesso imperatore. La panoramica vista sul Pian di Spagna, sulla foce dell’Adda e sulle circostanti montagne dell’alto Lario è un gratificante compendio agli aspetti storico-architettonici di questo luogo suggestivo e pieno di fascino. 

Seguendo lo stradello erboso che si dirama dal lato destro del pianoro, si sale alla sommità del colle, dove si trovano l’enorme fossa adibita a cisterna per l’acqua potabile e le strutture in cemento edificate durante la prima guerra mondiale, per ospitare i pezzi d’artiglieria (mai installati) a difesa di una possibile invasione (mai verificatasi) dalla Svizzera o dalla Valtellina. Un luogo da visitare assolutamenteSeguendo la traccia GPS abbandoniamo il forte scendendo, a piedi, lungo l’impervio sentiero che parte dall’angolo nord-est del piazzale, in un suggestivo passaggio tra i ruderi della chiesa e quelli del palazzo del governatore; consigliamo tuttavia di ridiscendere dalla stessa via percorsa all’andata, per raggiungere l’argine sinistro dell’Adda, percorrendolo verso est sino al sottopasso della  SP36 .

Attraversato l’Adda sulla  SP36 , subito dopo il ponte giriamo a sinistra e percorrendo le sterrate del Pian di Spagna, ci dirigiamo verso lo Stallone Venini e il Ponte del Passo; attraversiamo la  SS340  e raggiungiamo la  Ciclabile della Valchiavenna , intercettandola in prossimità della stazione ferroviaria di DubinoPercorrendo la ciclabile lungo le sponde del lago di Mezzola arriviamo all’omonima località, dove deviamo a sinistra per seguire le stradine lungo la sponda sinistra del torrente Mera, risalendolo sino a Casenda, dove attraversiamo il corso d’acqua per raggiungere, su asfalto, EraSamolaco e San PietroPassiamo attraverso piccoli borghi semi-deserti, dove abbondano segni e testimonianze di una vita antica del territorio. 

Dopo San Pietro, in prossimità della Cappella della Giavera, lasciamo l’asfalto per imboccare uno sterrato sulla sponda destra del Mera, verso nord. Subito dopo l’attraversamento di un pratone, si risale un breve strappo e, tenendo la sinistra, si oltrepassa un “tornello” (!) che immette in un sentiero inizialmente selciato, che si inerpica poi nel bosco costringendo a spallare la bici per alcune centinaia di metri. Siamo sul tracciato dell’antichissima Via Francisca, che percorreva la Valchiavenna sino a Sorico (alto lago di Como) sul lato ovest della valle, già in epoca romana. Il sentiero sale nel folto bosco, per poi ridiscendere attraversando un ponte in legno sopra l’opera di presa di un impianto idroelettrico sul torrente Boggia, con una spettacolare cascata; superato il ponte attraversando un altro tornello continua la discesa su un bel single track verso Gordona, dove ritorniamo su asfalto dirigendoci a Mese, per imboccare successivamente la ciclabile lungo il Mera sino a Chiavenna

Passando a fianco del centro sportivo entriamo nel centro della caratteristica cittadina, percorrendo via Bossi sino alla nota rotonda sulla statale, dove giriamo a destra in direzione  Val Bregaglia  (o Svizzera), percorrendo la  SS37  per circa 2 Km. Svoltiamo a sinistra verso Prosto di Piuro, lungo via Roganti, dirigendoci verso via dei Giuppedi, al termine della quale imbocchiamo un sentiero nel bosco che in meno di 1 km, superato il torrente Valledrana, arriva al Campanile di S. Abbondio, celebre per aver superato indenne sia la frana del 1618 che l’alluvione del torrente, che nel 1755 distrusse la chiesa. Dall’area circostante il campanile si intravedono le suggestive Cascate dell’Acquafraggia (citate da Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico), raggiungibili poco dopo, continuando il sentiero sino a BorgonovoDopo una doverosa sosta per ammirare il doppio salto delle cascate ritorniamo verso Chiavenna, percorrendo la divertente e fluida ciclabile (purtroppo asfaltata) che scende sul lato sinistro del Mera, con la dovuta cautela e attenzione per i numerosi pedoni che la percorrono.

Puntando verso la stazione ferroviaria attraversiamo piazza Castello, dominata dall’imponente Palazzo Balbiani (i Conti Balbiani erano i feudatari della Valchiavenna nel 1400, edificato verso la metà del 15° sec., caratterizzato da un’austera facciata in pietra racchiusa da due torri cilindriche agli angoli). Oggi è sede, tra l’altro, del Consorzio Turistico della ValchiavennaGiusto il tempo di rinfrescarci con un gelato e, poco dopo le 17, saliamo sul treno che ci riporta verso Colico. Ci resta il rammarico di non aver visitato il cinquecentesco Palazzo Vertemate Franchi a Prosto di Piuro, ma il ritardo accumulato a causa di alcuni inconvenienti verificatisi lungo il percorso ci ha negato questa possibilità: sarà per la prossima volta (…del resto, per lo stesso motivo, non abbiamo potuto gustare, magari in uno dei famosi “crotti” e neppure le rinomate prelibatezze gastronomiche della zona). Nel complesso un bel giro pedalato, vario e mai eccessivamente faticoso, che si snoda lungo un itinerario da percorrere con la giusta “lentezza” per godere delle numerose proposte storiche, culturali e paesaggistiche che si incontrano lungo il percorso. Non mancano punti di approvvigionamento acqua e cibo e la copertura della rete telefonica cellulare è buona.
Daniele



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